L’associazione Schierarsi contro la proposta di modifica della Legge 157/1992: un attacco alla biodiversità e al principio di tutela ambientale
Roma, 22-05-2025. In questa ultima settimana è filtrata ed è circolata sui giornali e i social media la proposta di modifica della legge nazionale 157/92 che regola la caccia e la protezione della fauna selvatica, promessa e voluta da FdI e in particolare dal Ministro Lollobrigida, il suo “piano segreto” per svendere la fauna selvatica italiana alle doppiette.
Come previsto le modifiche hanno suscitato l’entusiasmo dei cacciatori: la nuova legge li vedrebbe diventare padroni indiscussi della fauna italiana, eliminando molti vincoli conservazionistici e spianando la strada alle doppiette sempre, ovunque e comunque.
Si parte dalla nuova definizione della caccia che da attività da praticare in subordine alla tutela della biodiversità, ora diventa in primis attività di importanza economica e sociale e lei stessa “amministratrice” della biodiversità, nonostante nei fatti ne sia una delle principali minacce: metà delle specie di uccelli cacciabili in Italia sono in grave declino, anche e in alcuni casi soprattutto a causa della caccia.
E’ però più nei contenuti che nelle petizioni di principio che la proposta di legge fa danni: ad esempio la nuova formulazione prevede che le zone di divieto di caccia non possano superare il 30% del territorio regionale, costringendo così le Regioni “virtuose” a restringere i propri Parchi per far largo ai cacciatori. Inoltre si riaprirebbe la caccia nelle foreste demaniali, ad oggi aree di divieto. Si apre alla possibilità di cacciare anche in tutto il mese di febbraio e, con la scusa del controllo faunistico, tutte le specie diventerebbero oggetto di controllo, ovvero di caccia. La proposta punta poi molto alla caccia per i più ricchi, favorendo la costituzione di riserve private di caccia dove, con la scusa del rilascio di animali allevati, i cacciatori, anche stranieri, potrebbero battere boschi e praterie per tutto l’anno, giorno e notte, anche durante la stagione dei nidi.
Aboliti persino i divieti di caccia sui valichi montani, le “autostrade” dei piccoli migratori, dove i cacciatori potrebbero prendere facilmente di mira milioni di animali in migrazione. Via libera invece ai capanni da caccia ovunque, anche nelle regioni dove non sono mai stati concessi, per facilitare la caccia agli uccelli migratori in tutta la penisola. Caccia consentita anche sulla neve, quando gli animali sono in maggiore difficoltà e – dulcis in fundo – un permesso per tutti i cacciatori a utilizzare le reti di cattura, così da trasformare quello che ora è bracconaggio in caccia lecita.
L’associazione Schierarsi esprime la propria ferma opposizione alla proposta di modifica della Legge 157/1992; una riforma che, se approvata, rappresenterebbe un arretramento di almeno un secolo sul piano della tutela della fauna selvatica e degli equilibri ecologici del nostro territorio.
La Legge 157 del 1992 ha rappresentato, negli anni, uno dei pochi strumenti efficaci di salvaguardia della fauna selvatica, riconoscendole lo status di patrimonio indisponibile dello Stato e stabilendo dei limiti per il prelievo venatorio. La proposta di modifica in discussione – sotto la pressione delle lobby venatorie – intende picconare i principi fondanti della norma, andando a colpire quelle specie di fauna selvatica che più soffrono l’impatto della caccia.
La legge 157 va aggiornata, è vero, le sanzioni ad esempio, gelate da 30 anni, caso più unico che raro, vanno decuplicate e le specie in sofferenza vanno espunte dalle specie cacciabili. Col disegno di legge di Lollobrigida invece si va in senso opposto e l’unica sanzione aggiuntiva prevista è guarda caso per chi disturba la caccia. L’unico pregio che questa proposta ha è portare alla luce quale sia il vero interesse delle associazioni venatorie italiane e del governo che le sostiene: saccheggiare la fauna e legalizzare il bracconaggio.
Proprio in concomitanza con la giornata mondiale della biodiversità Schierarsi ha elaborato una proposta alternativa che, oltre a proporre una regolamentazione molto più stringente della attività venatoria, identifica e propone soluzioni nei confronti di altre cinque importanti minacce alla biodiversità che vanno urgentemente mitigate: l’elettrocuzione per l’avifauna, gli impatti contro i veicoli e le superfici trasparenti, l’uso indiscriminato di fitofarmaci e l’uso di colle e sostanze velenose. Unisciti al gruppo di lavoro specifico sul sito di schierarsi.
di Andrea Rutigliano